Il recupero delle aree dismesse al posto del consumo di aree verdi

Un tema di notevole importanza per Valdisieve in Transizione, è anche quello del consumo di suolo, anch’esso causa dell’attuale crisi ecologica-climatica.

A riguardo, ci siamo trovati, nel giugno scorso, a lanciare un appello alle amministrazioni di Pontassieve impegnate in una variante al Regolamento Urbanistico, a Sieci, dove in un’area di terreno verde (adiacente all’attuale depuratore di Aschieto, a valle della SS67 e della linea FS, in prossimità del fiume Arno che rappresenta l’ultimo varco visuale ed ecologico del centro abitato di Sieci) l’azienda Frescobaldi chiedeva di poter costruire un Polo Agroalimentare con annesso frantoio a servizio delle sue varie aziende agricole dislocate sia sul nostro territorio che a Montespertoli e Montalcino.

Per noi era importante preservare le ultime aree verdi rimaste e di spostare ulteriori costruzioni e impermeabilizzazione del suolo, su aree degradate da recuperare, ristrutturare e/o bonificare. Proprio come indicato anche dal nuovo Piano Strutturale Intercomunale (PSI – ancora in fase di elaborazione). Nel documento di Avvio del PSI si legge infatti: “Il recupero di tali aree, per il nostro territorio, non costituisce solo un problema di carattere ambientale e urbanistico ma rappresenta anche una rilevante opportunità ai fini dello sviluppo urbano sostenibile, in un quadro di compatibilità ambientale, di reinserimento di funzioni strategiche per i nostri centri abitati e di ricucitura del tessuto urbano, passando dalla imprescindibile bonifica ambientale.” 

Ci faceva piacere constatare che l’azienda Agricola Frescobaldi avesse intenzione di investire sul nostro territorio per valorizzare la filiera agroalimentare locale. Allo stesso tempo ci chiedevamo se fosse stata presa in considerazione l’opportunità di recuperare l’area dismessa della ex Manifattura Brunelleschi, che è sempre a Sieci, poco distante sia dalla sede dell’azienda che dal sito scelto per il nuovo Polo. Consci del fatto che tale scelta avrebbe comportato forse dei costi elevati dovuti alla bonifica del sito, ritenevamo però che quanto meno fosse una ipotesi da valutare con attenzione, magari creando anche una sinergia con altri produttori della zona interessati sia ad utilizzare il frantoio, che il polo agroalimentare che poteva fungere da Fiera permanente dei prodotti tipici locali. Regalando ai pontassievesi, e alla comunità di Sieci, un’area riqualificata da poter vedere, vivere e usufruire senza più alcun pericolo.

Questi i punti di forza che ritenevamo, e ribadiamo, essere importanti:

●      RECUPERARE un’area di grande interesse storico e paesaggistico. Ricordiamo che Le Sieci è un piccolo giacimento culturale: nel Medioevo era polo industriale delle famiglie Donati e Albizzi di cui rimangono edifici di pregio, oltre alla Pieve di San Giovanni e le sue pertinenze;

●    VALORIZZARE un’area che ha a disposizione nelle immediate vicinanze una linea e una stazione ferroviaria, anch’essa da valorizzare magari come metropolitana leggera in diretto e veloce contatto con il centro di Firenze da un lato, il Mugello (e oltre a questo la costa adriatica) e il Valdarno dall’altro;

●     RENDERE l’area centro di interesse multi-nodale che avvicini produzioni locali, ferrovia, fiume, piste ciclabili già in progettazione, un eventuale collegamento tramite passerella con l’altra sponda dell’Arno, anche questa in progettazione, l’area delle antiche Gualchiere di Remole con il suo parco e il comune di Bagno a Ripoli, estendendo fortemente le potenzialità della zona e della sua produzione agroalimentare;

●     ESTENDERE il progetto ad altri eventuali enti interessati alla filiera agroalimentare, di piccole, medie e grandi dimensioni, di cui Frescobaldi potrebbe eventualmente essere capofila. 

Aggiungere altri fabbricati ai tanti già costruiti in zona, ci sembrava, e lo riconfermiamo, una modalità ormai obsoleta e condannata dalla realtà che stiamo vivendo. Ogni pezzetto di suolo naturale perduto significa aggravamento dei cambiamenti climatici e della desertificazione che sta minacciando la nostra civiltà.

Stando al sito del comune, pare che la variante ad oggi non sia ancora conclusa in quanto si trova tra le varianti avviate, ma non approvate.  Ne approfittiamo per ribadire il concetto che questa era un’occasione reale da valutare, ispirata ai principi della sostenibilità, dell’ecologia, del minor consumo di suolo, e perché no, al rispetto del patrimonio storico-culturale-architettonico del nostro territorio.