Inceneritore a Roma: Non ci resta che piangere

Una mattina mi son svegliato e ho trovato, come Benigni e Troisi, che si era in un’altra epoca.

Quella in cui si costruivano ancora quelle strutture inquinanti e distruttrici di risorse che qualcuno si ostina a chiamare termovalorizzatori. In realtà essi non termo-valorizzano proprio nulla. E’ infatti dimostrato che una selezione più raffinata del rifiuto residuo (RUR), finalizzata al recupero di materia, produrrebbe, tramite il riciclo dei materiali ripescati, un maggiore rendimento energetico di quanto se ne produrrebbe bruciandoli. E’ anche noto che il rendimento energetico lordo degli inceneritori è complessivamente di circa il 24%, e che questi abbisognano di immissione di metano per funzionare correttamente, un rendimento davvero molto basso, che non giustifica lo spreco di materia.

Gli inceneritori producono emissioni climalteranti di origine fossile in misura minore solo al carbone, in misura maggiore al metano, all’intero comparto termoelettrico e anche ai prodotti petroliferi. L’impronta di carbonio dell’incenerimento è tra i 650 e gli 800 grammi di anidride carbonica fossile per ogni kWh prodotto, quello medio di produzione energetica europea è oggi di circa 250. Dovremmo chiamarlo piuttosto “termoSvalorizzatore”.

Inoltre, ancora prima di arrivare alla selezione del rifiuto residuo, la normativa UE indica una gerarchia ben precisa di azioni per la gestione dei rifiuti, che mette al primo posto: prevenzione alla produzione, riuso e riciclo, e solo agli ultimi due posti si trovano il recupero energetico e lo smaltimento. Cosa sta facendo, pensa di fare, farà Gualtieri riguardo alle azioni descritte ai primi tre?

L’inceneritore di Roma brucerà, irrimediabilmente, 600.000 tonnellate di rifiuto all’anno. Auguri ai residenti dei comuni limitrofi che si troveranno scaricate, in un’area molto densamente popolata, tonnellate di emissioni nocive, e non elencheremo qui tutti i veleni, ben conosciuti, e le loro conseguenze, altrettanto ben conosciute. Quasi un terzo di quelle 600.000 tonnellate ogni anno finirà in discarica come scorie e ceneri, in parte pericolose. Gualtieri sa già dove le metterà? Complimenti per una soluzione che avrebbe dovuto “diminuire” gli smaltimenti in discarica. Gli altri due terzi finiranno nell’aria, sui campi, negli orti, nei polmoni, sui panni del bucato. Lasciamo perdere i filtri. Non filtrano tutto. E ogni tanto vanno puliti, sostituiti e le scorie smaltite. In conclusione, se entrano 600.000 tonnellate, 600.000 ne escono. Non c’è alternativa. E non ci sfugge che dentro a quel rifiuto, non tanto residuo, ci sono tanti materiali, che, ora più che mai, sono diventati rari e preziosi. 

Secondo i dati ISPRA 2020 il comune di Roma ha il 43,75% di raccolta differenziata (RD). Si può sicuramente fare meglio. Secondo il Piano Regionale Gestione Rifiuti (PRGR) della Regione Lazio, approvato nel 2020, uno degli obiettivi da raggiungere è il 70% di RD per tutta la Regione nel 2025. Forse il Piano poteva essere un po’ più ambizioso, visto che che le Direttive Europee sull’Economia Circolare superano la raccolta differenziata fine a se stessa e per il 2030 chiedono l’effettivo riciclo del 70% per gli imballaggi e del 60% sui rifiuti urbani. E comunque, in quel Piano, già con quegli obiettivi, non si prevede un inceneritore per Roma.

La soluzione migliore per Roma, la più efficace per garantire un’effettiva riduzione e differenziazione dei rifiuti, rimane l’estensione, su tutto il territorio, della raccolta  Porta a Porta, come fa una piccola città come Milano. AMA non ha nulla di meno di altri gestori e i romani hanno  due mani come tutti gli altri e siamo certi che vorrebbero usarle per avere una città migliore.

Fatte tutte le azioni sopra elencate rimarrebbe comunque del rifiuto residuo, ma in quantità più contenuta. E, come si diceva all’inizio, se ne potrebbe fare una selezione più raffinata. Nello stesso PRGR si dice in più punti che la dotazione di impianti per la selezione del rifiuto residuo (TMB) è ampiamente insufficiente per l’area di Roma Capitale, ma che la dotazione regionale è nel complesso sufficiente, solo che alcuni impianti sono sotto utilizzati. Quindi che si fa? Si bruciano materiali riciclabili, sempre più preziosi?

Gli impianti TMB esistenti sono attualmente finalizzati, alla stabilizzazione per la discarica o alla produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS), la cui destinazione è l’incenerimento.  Se venissero rinnovati, così come indicato dal PRGR, e trasformati in impianti di nuova generazione, basati su tecnologie avanzate di selezione e recupero di materiali, potrebbero ulteriormente ridurre il rifiuto romano residuo, la cui quantità, alla fine, potrebbe risultare inferiore a quella costituita dalle ceneri che l’inceneritore produrrà. E allora perché spendere tanti soldi per costruirlo e non utilizzarne molti meno per adeguare gli impianti di selezione? Costruire un inceneritore è una scelta, non una necessità. A favore di chi?

Una mattina mi sono svegliato e ho trovato che il nostro Presidente del Consiglio ha attribuito a un sindaco “poteri speciali” di aggirare il PRGR, poteri speciali che implicano di poter anche aggirare le leggi, le normative, i buoni propositi duramente sudati dal parlamento europeo, quello italiano e dai loro popoli negli ultimi anni in materia di gestione virtuosa dei rifiuti e di economia circolare. Tanto da suscitare la reazione indignata di sindaci, parlamentari e molte parti della società civile.  

Infine occorre ricordare che le Linee Guida comunitarie per l’applicazione del principio “Do No Significant Harm” (DNSH) ai Piani Nazionali di attuazione del Piano Next Generation EU, citano esplicitamente l’incenerimento dei rifiuti tra le attività che arrecano un danno significativo all’economia circolare.

Inoltre, una gestione dei rifiuti che non dà massima priorità a prevenzione e riciclo, contrasta con la recentissima Legge Costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1, che ha introdotto non solo il principio fondamentale della tutela dell’ambiente, delle biodiversità e degli ecosistemi nella nostra Carta Costituzionale, ma anche  l’indicazione per cui l’iniziativa economica deve essere esercitata in modo da non arrecare danni all’ambiente e alla salute.

Rossano Ercolini ha detto che l’inceneritore non si farà mai. Che è un tentativo di gettare fumo negli occhi dei romani, ai quali invece è chiaro che il sindaco non riesce a risolvere il problema dei rifiuti. I tempi poi sono più  lunghi di quelli vantati e gli iter di legge vanno rispettati. Ma insistere su soluzioni obsolete “consentirà solo di sprecare tempo a favore dell’attuazione di buone pratiche”.

Ciò detto, siccome non siamo a Frittole, non ci resta che fermare, non Cristoforo Colombo, come Benigni e Troisi, ma Gualtieri e il suo “vecchio” inceneritore.