Trasformare un danno in un’opportunità

Articolo di Fabio Venneri per Valdisieve in Transizione

La crisi del settore delle costruzioni iniziata nel 2008 ha determinato la chiusura di decine di cementifici che costellavano il nostro Paese da nord a sud, incluso l’Italcementi di San Francesco – Pelago, nel 2014. Ciò ha costituito una doppia ferita per i territori dove sono presenti questi insediamenti industriali: primo per la perdita di decine, a volte centinaia, di posti di lavoro, secondo per lo stato di abbandono in cui vengono lasciati questi siti ex produttivi, rappresentando una sorta di buco nero nel tessuto urbano in cui spesso ricadono.

Nell’attesa di una rigenerazione di queste aree, le uniche cose che un’amministrazione può fare sono ordinanze sindacali per il ripristino delle condizioni ottimali dei siti nell’ottica della tutela della salute pubblica. Si può chiedere di togliere le parti in amianto, oppure vari rifiuti, come anche rimuovere contenitori deteriorati che sversano nel terreno sostanze chimiche (o altro ancora). Per chi volesse approfondire può andare a questi link:

Comune di Imperia, Comune di Senigallia,  Comune di Porto Torres, Comune di Figline e Incisa Valdarno, Comune di Castelvetrano, Comune di Sapri (Salerno), Comune di Ostiglia (Mantova).

Oltre a ciò, l’altra arma più semplice che possono avere le amministrazioni è quella di andare a modificare la destinazione d’uso di queste aree nel Piano Strutturale e Piano Operativo, portandole da industriali-artigianali a residenziali e/o commerciali col fine di attirare compratori e per dar loro poi le autorizzazioni necessarie a realizzarci NUOVI centri commerciali.

Esempi di alternative

Esistono però delle realtà più VIRTUOSE che stanno lavorando per trasformare queste ferite, nel tessuto sociale ed urbanistico del territorio, in GRANDI OPPORTUNITA’. Ne elenchiamo alcune:

  • BARI – aprirà nel 2021: Un Parco dall’ex cementificio di Modugno, c’è l’ok al progetto: “Prevista una piattaforma galleggiante sul laghetto”. “È il dono più grande che lasciamo alla nostra città, per anni – sottolinea il vicesindaco Benedetto – saccheggiata da cemento e industrializzazione selvaggia. Proprio lì dove esisteva una industria che ha invaso il nostro territorio, distruggendolo, sorgerà un’area verde, un parco, una meraviglia: il simbolo di una città restituita alla comunità, l’emblema di una Amministrazione che ha lavorato sodo applicando in concreto i principi della rigenerazione urbana e della urbanistica sostenibile“.
  • Vibo Marina (Calabria) – Novembre 2020: in uno stabilimento Italcementi, è in previsione la realizzazione di un acceleratore di imprese high tech, un centro di ricerca e sviluppo di “culture intensive” ed una torre panoramica per ammirare la Costa degli Dei.
  • Santarcangelo di Romagna – Ottobre 2020: in luogo dell’ex cementificio Buzzi Unicem è stato firmato un protocollo d’intesa fra Comune e proprietà per la riqualificazione ed il recupero dell’area dove è prevista la creazione di un polo culturale con teatro, cinema, musica, arti figurative, con spazi espositivi, didattici e di produzione.
  • Collebeato (Brescia) – 2020: Porta del parco, la «scorciatoia» per entrare in un mondo migliore. Un modello nazionale di sviluppo sostenibile in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu. Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato al Comune grazie al progetto «Porta del parco» premiato dal concorso «Cresco Award città sostenibili», promosso da Fondazione Sodalitas con il supporto dell’Ue e del ministero dell’Ambiente.
  • Tavernola Bergamo (2018): Si parte da un referendum per far scegliere ai cittadini il tipo di soluzione. Ora il comune si impegna a intraprendere un percorso che porti alla riconversione del cementificio verso altre attività a ridotto impatto ambientale e paesaggistico.
  • A Monselice (Padova) – 2017: il Comune ha chiesto ad Italcementi di presentare un masterplan per l’area dell’ex cementificio che preveda spazi per la produzione di energie rinnovabili, un museo dei parchi e dei paesaggi europei, un centro per wellness e lifestyle e un parco tematico, non escludendo inoltre la cessione dell’area al Comune stesso ad un prezzo simbolico.
  • A Parma il recupero è iniziato nel 2010: Il progetto di riqualificazione dell’Ex Cementificio Marchino ha l’intento di salvaguardare la memoria storica e archeologica del complesso con criteri di sostenibilità ecologica ed efficienza energetica. Il progetto si propone di convertire e rivalutare tutti i volumi pubblici e privati con un nuovo parcheggio integrato alla montagna, parzialmente coperto con pannelli fotovoltaici e piante rampicanti. Nella zona orientale è previsto un polo sportivo e scolastico. Il progetto dei sistemi meccanici creerà un edificio autosufficiente in termini di fabbisogno energetico grazie alla produzione di energia elettrica attraverso sistemi eolici e fotovoltaici. Trasformazione presentata anche a Parigi nel 2018.
  • Un’altra storia di un privato che dopo aver acquistato l’ex cementificio SICLI di Gambettola (Forlì-Cesena) nel 2005, tramite interventi a blocchi nelle diverse aree dell’ex-cementificio ha raggiunto un risultato a dir poco sbalorditivo: trasformare un’area malsana e decadente in un centro dedicato al lavoro, allo spettacolo, all’arte e al tempo libero, non è stata un’impresa semplice. Anni di progetti, investimenti e lavoro si concretizzano oggi in un’architettura complessa di spazio e persone che rendono l’ex-cementificio completamente funzionante.
  • Invece a Pescara nascono idee. Anno 2016: L’ex cementificio potrebbe diventare un centro culturale: un “Polo aggregativo per eventi e concerti”. Oppure (2019) un “Centro sportivo e polivalente a disposizione della città“ .

Questi sono solo alcuni esempi di tentativi di riconversione delle aree degli ex cementifici che, così come per le altre aree ex industriali, dovrebbero costituire un’occasione unica per l’innovazione e lo sviluppo per l’intero territorio.

Il caso ex Italcementi di Pelago

Tornando a casa nostra, è indubbio che la banale trasformazione dell’ex Italcementi di San Francesco a Pelago in un centro commerciale, costituirebbe per le nostre amministrazioni la scelta più facile lasciando tutta l’iniziativa ai privati, limitandosi semmai ad avallare le eventuali modifiche, appunto, delle destinazioni urbanistiche necessarie.

Così come è indiscutibile che il lavoro per prevedere una riqualificazione di quell’area in qualcosa di più ambizioso, in cui si possano trovare strutture per la cultura, parchi e botteghe artigiane, laboratori e aree per il tempo libero, potrebbe rappresentare per le nostre amministrazioni un notevole sforzo progettuale, un profondo lavoro per reperire fondi necessari o per cercare investitori interessati, oltre a dover dimostrare una certa capacità per coordinare i diversi soggetti pubblici e privati per raggiungere l’obiettivo di trasformare un insediamento industriale dismesso nella più grande opportunità di sviluppo per la Valdisieve.

La petizione

Qui di seguito trovate il video prodotto da change.org sul caso di Pelago, non dimenticate di firmare la petizione e condividerla se non l’avete già fatto!