La questione mascherine: proteggere da un danno per crearne un altro?

Da lunedì 20 aprile la Regione Toscana distribuisce gratuitamente tramite le farmacie e altri punti vendita ad ogni residente in Toscana una mascherina al giorno. Se ne possono ritirare 5 in aprile e 30 in maggio. Questo vuol dire 3.800.000 al giorno, quanti siamo i residenti in Toscana, per un totale di circa 133.000.000 mascherine nel territorio regionale nell’intero periodo. Per i tre comuni principali della Valdisieve, Pontassieve, Pelago e Rufina, significa circa 1.000.000 di mascherine che, se saremo fortunati, andranno tra i rifiuti indifferenziati, altrimenti le vedremo vagare per le strade, i campi e i fiumi del territorio come già succede.

Non sono solito ragionare sui numeri, ma se ci pensiamo bene in questo caso sono piuttosto importanti!

In tanti in questo periodo ci chiediamo se questa sia finalmente l’occasione per cambiare qualcosa nel nostro sistema produttivo e nei nostri stili di vita. Da tempo pensiamo e proponiamo sul territorio una transizione verso uno stile di vita più consapevole e più integrato nei processi della natura, che stiamo sacrificando in nome della crescita a tutti costi.

Siamo di fronte ad un’occasione d’oro. Il sistema ha preso una grossa botta; è indubbio che debba ripartire. Ma verso dove? In quale direzione?



Mi direte però che “le mascherine servono, sono utili alla salute pubblica, ci proteggono” …… ma allora perchè non ragionare con prospettive più ampie, con attenzione all’ambiente, a quella natura che ora, dopo un solo mese di stop, respira meglio? E’ dalle piccole cose che inizia il cambiamento. Con le nostre piccole azioni quotidiane diventiamo il motore della transizione.

Se il buongiorno si vede dal mattino questa inziativa della Regione poteva essere concepita con più attenzione. Esistono sul mercato, ed esistono in Toscana tante aziende e professionalità in grado di produrre mascherine lavabili, riutilizzabili. Perchè non sono state scelte queste?

Ma vogliamo ancora ragionare alla vecchia maniera? Facciamo allora un conto economico. Sul mercato in questo periodo una mascherina del tipo TOSCANA 1, per intenderci quelle “regalate” dalla Regione, viene venduta dai produttori o dagli importatori ad un prezzo medio di 50/60 centesimi. Moltiplicato 35, che è il numero di mascherine che la Regione distribuisce ad ognuno di noi, il costo per le casse erariali è di circa 20€ per ogni residente in Toscana. Una mascherina lavabile all’ingrosso costa circa 4/5€ e due di queste fanno le veci delle 40 usa e getta. Metti caso che ce ne “regalino” 2 a testa; si spende meno della metà. Ecco il conto? 11€ risparmiati per ognuno dei circa 3.800.000 residenti sono quasi 42 milioni di euro: si tratta di una bella cifra che si sarebbe potuta spendere meglio. Non aggiungiamo poi i costi per la raccolta e lo smaltimento che vanno a pesare sulle nostre bollette e vogliamo pensare anche ai danni ambientali causati da quelle abbandonate per le strade?

Rischiamo di tappare un buco, ma contemporaneamente di aprirne un altro.

Parliamo anche di sanificazioni! Le attività che riaprono devono essere sanificate ed anche con una certa periodicità. Cosa vuol dire sanificare? Saturare l’ambiente di una nube di antibatterici e disinfettanti che uccidono virus e batteri (ma funziona contro il Coronavirus?) sulla cui eventuale tossicità in pochi si pongono domande. Spruzzare a fine di ogni turno di lavoro disinfettanti su tastiere, computer e macchinari, tavoli e ambienti di lavoro. Sanificare vuol dire sfregarsi le mani con gel fatti almeno al 65% di alcool e per il resto di gelificanti sintetici, profumi a volte derivanti da idrocarburi ed altre sostanze chimiche a cui potremmo dire anche basta! Sanificare vuol dire anche spruzzare per le strade, quindi tombini, quindi fiumi, mare, pesce e la catena alimentare collegata, di altre sostanze chimiche.

E’ questa l’unica risposta possibile?

Marco Scilla
Valdisieve in Transizione