Toh, un detersivo!

Articolo di Rosanna Mattioli

Ho una stufa economica che accendo ogni giorno da ottobre ad aprile, ci cucino, mi ci scaldo l’acqua per il tè, qualche volta cospargo il piano con erbe aromatiche . Ogni giorno tolgo la cenere dalla stufa, la spando nell’oliveta o nell’orto; oppure la deposito in un secchio di plastica all’aperto, rimandando lo spargimento nel campo a un momento più propizio. Negli ultimi mesi ho adottato quasi unicamente questa pratica. Non sembra ma un secchio della capienza di 15 litri può contenere davvero molta cenere, considerato anche che la pioggia caduta nelle ultime settimane l’ha compattata, l’ha intrisa completamente, e l’acqua piovana che via via si depositava  in superficie risultava limpida e vischiosa al tatto. Nel frattempo il secchio era diventato pesantissimo, così che lo spargimento della cenere nel campo è stato ulteriormente rimandato.

Una vecchia foto di quando si usava comunemente la cenere per fare il bucato

Impastare la cenere e farne preparati igienizzanti mi ha sempre affascinato. Mesi fa avevo preparato un “ranno” con acqua bollente e cenere filtrata, all’incirca nella proporzione di uno a dieci, con l’obiettivo di lavare biancheria molto sporca; il risultato non era male, un po’ laborioso ma soddisfacente.

Avendo rinunciato a sollevare il pesantissimo secchio di acqua e cenere, mi è venuta l’idea si prendere quell’acqua superficiale del secchio, vischiosa e trasparente, e utilizzarla per fare il bucato. Ho preso circa 1 litro di quest’acqua vischiosa e con l’aggiunta di qualche litro di acqua calda ho messo in ammollo asciughini tovaglie tovaglioli, quella biancheria da tavola da cui è così difficile togliere le macchie. Il risultato è stato strabiliante: i colori originari sono riemersi dall’oblìo, lo sporco è precipitato nell’acqua. Prendendo un altro pentolino di acqua vischiosa e aggiungendo acqua soltanto tiepida, ho lasciato in ammollo per pochi minuti gli indumenti delicati, che poi ovviamente ho risciacquato. Lenzuola, asciugamani, indumenti in cotone li ho lavati in lavatrice col consueto programma a 60°, immergendoli prima nell’acqua vischiosa. Sono usciti dalla lavatrice perfettamente puliti!

La mia è stata una sperimentazione per persone pasticcione, curiose e pigre: poco lavoro, sorpresa, grande risultato, impatto ambientale praticamente zero; se si considera che qualsiasi detersivo si decida di usare, questo ha subìto una lavorazione per essere preparato, confezionato  (in contenitori per lo più di plastica) e spedito per la distribuzione, la mia acquetta vischiosa è un inno all’ambiente.

Insomma, posso dirlo: ho assistito a un piccolo miracolo che sono felice di ripetere e farne partecipi gli amici.

Campagnola Resiliente