Collettività nascoste

La transizione ecologica passa sicuramente da una valorizzazione dell’economia locale. Questo è uno dei punti fondamentali che abbiamo sempre tenuto a mente da quando abbiamo proposto di creare Valdisieve in Transizione. Infatti, per poter avere un territorio più resiliente non possiamo pensare di mandare avanti un’economia dove la maggior parte del flusso di denaro è diretto in una sola direzione: verso le casse dei supermercati o per gli acquisti online. Presto, come Valdisieve in Transizione, partiremo con il progetto REconomia, un progetto pensato appunto per dar forza agli esercizi locali e spingere l’economia locale ad essere più sostenibile.

Ma questo non è l’unico motivo per supportare i commercianti o le piccole aziende che lavorano sul territorio. Questi esercizi permettono a molte persone di sostenersi ed al paese di essere più vivo. Un’economia più diversificata non lascia indietro nessuno e ci rende più uniti, più felici.

Per questo motivo ho intervistato Andrea Sawyerr, un fotografo che con il suo progetto “Collettività nascoste” ha provato a documentare la ricchezza umana che sta dietro ad alcuni dei negozi di Pontassieve. Vi mostriamo in anteprima alcuni dei suoi scatti, quelli che raccontano i commercianti del paese.

Avevo visto le tue foto su Facebook e mi sono piaciute moltissimo, conoscendo anche molte delle persone che hai fotografato, mi chiedevo: come sei arrivato all’idea del progetto?

Stavo facendo un corso di fotografia documentaria alla Marangoni dove mi hanno chiesto di sviluppare un progetto fotografico che sarebbe dovuto durare 4 mesi e poi invece è durato 3 anni. L’idea consiste nel raccontare il paese e mi sono accorto che non lo fa più nessuno. Ho fatto una ricerca nell’archivio della biblioteca di Pontassieve e mi sono reso conto che gli scatti degli ultimi fotografi che attestavano la vita della comunità del paese erano datate, almeno stando a quell’archivio, agli anni 70.

Mi interessava molto questo aspetto e volevo portarlo ai tempi nostri per capire cosa era successo dagli anni 70 ad oggi. Il fatto che Pontassieve sia molto vicina alla città mi ha fatto capire (anche vivendoci in questi anni), che la comunità esiste ma è molto nascosta. Le persone fanno casa – lavoro, lavoro – casa e stanno diventando sempre più cittadine sotto quel determinato aspetto. Le radici paesane però fortunatamente ancora esistono e perciò volevo associare questo al fatto che qualcosa sta cambiando: Il racconto di una collettività unica che esiste ma che si è frammentata in tante collettività.

Perché è importante, per te, raccontare i protagonisti dell’economia locale?

C’è da fare in modo che tutto questo non si perda: le tradizioni, il modo di convivere insieme ad altre persone. I centri commerciali sono comodi, tutti ci andiamo, però manca quel rapporto diretto con le persone. Quando ho fatto le fotografie è stato molto interessante esserci, valutare, vedere il rapporto che c’era tra commercianti e clienti, perché ovviamente io sono andato a fare le foto, lasciandogli il tempo di svolgere il loro lavoro. Quando entravo in un negozio non lo trovavo vuoto, quindi spesso e volentieri aspettavo che la clientela non ci fosse più e che ci fosse un frammento, una frazione di tempo dove poter far la foto. Mentre aspettavo e mi preparavo, vedevo questo rapporto: Il negozio è come se fosse il telegiornale del paese, ci si passa informazioni, si sorride, c’è rapporto umano. Non è quel rapporto freddo che c’è appunto nelle grandi distribuzioni.

Come è stato il tuo processo di lavoro? Sei stato accolto bene quando hai chiesto di scattare le foto?

Quando ho deciso di fare il progetto, ho preso macchina fotografica e cavalletto e sono andato a bussare a tutti i negozianti. All’inizio sono stato accolto bene anche se un po’ timidamente. Molti negozianti pensavano che avrei chiesto loro dei soldi per fare questa operazione, cosa che ovviamente non era così. Quindi ho dovuto insistere un po’ e spiegargli bene il progetto. Fortunatamente avendolo scritto e ben strutturato in testa, sono riuscito a trasmettere più facilmente quello che volevo fare e da quel momento in poi, dopo che si è sparsa la voce, quando mi vedevano, dicevano: “Ah guarda chi c’è, il fotografo, il fotografo!” E quindi è diventata una cosa molto simpatica e divertente.

Quali sono le prospettive del progetto?

Volevo restituire alla comunità di Pontassieve un documento che attesti cos’è Pontassieve in questi anni e dare la possibilità a chiunque in futuro sia interessato, di poterlo vedere come io ho fatto con le foto che ho trovato in biblioteca. Secondo me è molto importante avere una memoria storica anche solo per capire quali sono le proprie origini, le proprie radici.

Per dire, a me ha fatto molto impressione guardare delle foto del dopoguerra in cui si vede Pontassieve piena zeppa di persone con carri e cavalli; una foto in particolare è bellissima: le persone erano a mangiare all’Arrosto Girato di Pontassieve ma siccome c’era lo sciopero dei carburanti, avevano allestito un tavolo per strada. Questo ti dà la sensazione di conoscere qualcosa che non hai potuto vivere e di capirlo meglio. Le prospettive sono di fare una mostra e lasciare tutta la documentazione in biblioteca per portare avanti il racconto del paese.

Hai un nuovo progetto? Ce lo racconti?

Il mio nuovo progetto “Essere bambini” nasce da un suggerimento di mio figlio che mi ha raccontato, tornando dall’asilo, che aveva lanciato dei sassi nella fontana per farci andare a dormire sotto i pesci. L’idea parte dal concetto che noi non ragioniamo più in questi termini, cioè non siamo più così puri e ingenui da metterci nei panni di un bambino. Quindi essere bambini significa proprio questo: Raccontare le sensazioni che abbiamo, quando affrontiamo qualcosa di nuovo, attraverso gli occhi di un bambino. Io ho deciso di farlo fotograficamente, perchè la fotografia è il mio metodo di espressione, insieme alla scrittura, e questo progetto lo sto portando avanti con una macchina a pellicola. La cosa interessante, siccome la macchina fotografica a pellicola mi riporta a quando ho iniziato a scattare ma con una consapevolezza completamente diversa, è avere occhi nuovi per riuscire a tornare bambino.

Ti ringrazio Andrea per aver condiviso con noi il tuo lavoro.

Speriamo che tutti insieme possiamo far partire il progetto REconomia, unendo i commercianti in un fronte unico! Diamo la possibilità a tutti di conoscere le persone che stanno dietro a questa moltitudine di sfaccettature dell’economia del nostro territorio e aiutiamo i vari esercizi a trovare strade compatibili con la transizione ecologica che è sempre più urgente e necessaria!

Per chiunque fosse interessato a seguire il nuovo progetto di Andrea Sawyerr, visitatelo a questo link!

Articolo di Lorenzo Ci scritto con l’aiuto di Juri Galli
Fotografie di Andrea Sawyerr, riproduzione riservata©
Le fotografie selezionate per questo articolo sono solo una parte

dell’opera, potete vedere il lavoro intero su questa pagina